Ad un primo pensiero, lasciare i soldi sul conto corrente per risparmiare potrebbe sembrare la scelta più sicura e comoda, ma in realtà state perdendo soldi.
Questo articolo esplorerà come l’inflazione eroda lentamente ma inesorabilmente il valore dei vostri risparmi e perché investire è non solo una buona idea, ma una necessità. Inoltre, discuteremo dell’importanza di mantenere basse le commissioni sugli investimenti, con un focus particolare sulla situazione in Italia.
Il denaro ‘sotto il materasso’ (sul Conto Corrente)
Con il termine ‘inflazione’ si indica l’aumento generale dei prezzi di beni e servizi nel tempo, con conseguente riduzione del potere d’acquisto del denaro.
Quando lasciate i vostri soldi sul conto corrente, non solo la banca non vi riconosce alcun interesse, ma questi perdono anche valore a causa dell’inflazione.
Ma facciamo due conti. Supponiamo che abbiate depositato 10.000 euro sul vostro conto corrente. Con un tasso di inflazione annuo del 2%, in un solo anno, il potere d’acquisto di quei 10.000 euro si ridurrà a 9.800 euro in termini di beni e servizi che potete acquistare.
Dopo 10 anni, tenendo i soldi sul conto corrente, il vostro capitale avrà perso circa il 18% del suo valore reale, scendendo a circa 8.200 euro in termini di potere d’acquisto del decennio precedente.
In un contesto di inflazione più alta, come quella che l’Italia ha visto nel recente passato, con tassi di inflazione che hanno superato il 5% in alcuni periodi, la perdita sarebbe ancora più drammatica.
Se l’inflazione fosse del 5% annuo, in 10 anni, i vostri 10.000 euro avrebbero un potere d’acquisto ridotto a circa 6.139 euro, una perdita del 38.6%.
Metti al lavoro i tuoi soldi
Preso atto degli effetti dell’inflazione, emerge chiaramente la necessità di far lavorare il proprio denaro.
Investire non solo protegge i risparmi dall’inflazione ma offre anche la possibilità di farli crescere nel tempo.
Prendiamo un altro esempio: se aveste investito quei 10.000 euro in un ETF con un rendimento ipotetico medio annuo del 4%, dopo 10 anni, il vostro capitale sarebbe cresciuto a circa 14.802 euro, assumendo un reinvestimento degli interessi (interesse composto).
Quindi anche tenendo conto di un’inflazione del 2% annuo, il valore reale del vostro investimento sarebbe di circa 12.000 euro, ben superiore al potere d’acquisto del denaro lasciato sul conto corrente.
Investire non solo è uno scudo contro l’inflazione, ma ci permette anche di far crescere il capitale. Tuttavia, non tutti gli investimenti sono uguali, e qui entra in gioco un altro fattore cruciale: dobbiamo capire quanto ci stanno costando i nostri investimenti.
Commissioni d’Investimento: Manteniamole Basse
Quando si decide di investire, è fondamentale considerare le commissioni associate agli strumenti finanziari che acquistiamo.
Secondo vari report di società finanziarie, i costi degli strumenti finanziari in Italia sono tra i più alti al mondo. Le commissioni per i fondi comuni venduti nelle principali banche italiane superano spesso e volentieri il 2% di costo di gestione annua.
Oltre ai costi fissi annui, solitamente presentano costi d’ingresso e di performance e talvolta pure d’uscita.
Un altro strumento che viene propinato spesso e volentieri ai poveri investitori italiani sono le polizze d’investimento. Probabilmente questi sono gli strumenti peggiori. Presentano costi di gestione annua molto alti e penali salatissime in caso si voglia rientrare del capitale senza portare a scadenza la polizza.
Ci sarebbe anche da parlare poi di altri strumenti che vengono fatti sottoscrivere all’investitore inconsapevole e che presentano rischi specifici. È il caso dei certificati e di vari tipi di obbligazioni, ma ci dilungheremmo troppo.
Immaginate di aver investito 10.000 euro in un fondo con un rendimento del 5% annuo:
- Con commissioni di gestione del 2%: Dopo 10 anni, il vostro investimento crescerebbe a circa 12.813 euro.
- Con commissioni di gestione dello 0.5%: Dopo 10 anni, il vostro investimento crescerebbe a circa 15.386 euro.
La differenza tra i due scenari è di circa 2.573 euro, che rappresenta il costo aggiuntivo delle commissioni più alte nel tempo. Con commissioni più basse, l’investimento beneficia di un rendimento netto più alto specialmente sul lungo periodo. Questo grazie all’effetto dell’interesse composto.
Tutto ciò senza considerare commissioni d’ingresso, di uscita o di performance.
Per contrastare questo modello in Italia, la soluzione migliore è il passaggio a modelli di consulenza “a parcella”, dove il consulente è pagato direttamente dal cliente per il servizio e non dal fondo che ‘vende’.
Questo annulla i conflitti di interesse e risulta in costi complessivi molto più bassi per l’investitore, specialmente grazie ad alternative efficienti ed economiche come gli ETF.
Non restate fermi
Come abbiamo visto, lasciare i soldi sul conto corrente con l’inflazione che caratterizza il nostro sistema economico significa perdere denaro.
Investire è quindi non solo una strategia per la crescita del capitale, ma una necessità per preservare il valore dei nostri risparmi.
Tuttavia, l’investimento deve essere fatto con attenzione, considerando non solo il rendimento potenziale ma anche i costi e i rischi associati.
In Italia, dove le commissioni d’investimento sono particolarmente elevate, è cruciale cercare soluzioni che minimizzino questi costi per massimizzare i vostri guadagni reali nel lungo termine. I consulenti finanziari indipendenti sono la figura ideale per soddisfare questa esigenza.
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