Investire è semplicissimo! (“E allora perché non lo fanno tutti?”)

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Investire è semplicissimo! (“E allora perché non lo fanno tutti?”)

Fare mediamente bene nel mondo degli investimenti e fare fruttare i propri soldi sul lungo periodo è una passeggiata. No, sul serio: innanzitutto, spendi meno di quanto guadagni. Metti da parte quello che ti serve per le spese a breve termine e crea un fondo per le emergenze. Apri un conto titoli presso un intermediario che costi poco e ci versi quello che resta, poi con il 60% compri quote di un ETF azionario globale e con il 40% compri quote di un ETF di obbligazioni in euro, et voilà. Basta continuare così finché avrai soldi che in qualche modo ti “avanzano”. Non serve essere un mago della finanza, non devi passare le giornate a guardare grafici o a pregare che il tuo titolo “sicuro” non crolli. Con questa ricetta semplicissima hai un portafoglio diversificato e basso costo (nell’ordine dello 0,15-0,2% all’anno) e otterrai più dei tuoi amici che lasciano i soldi a marcire in BTP, buoni postali o conti deposito; farai meglio di chi si affida a fondi bancari tematici con commissioni da capogiro e, diciamocelo, non ci sarà alcun paragone coi vari trader dilettanti che provano a “battere il mercato” convinti di essere i nuovi Gordon Gekko e puntualmente finiscono per smettere dopo sonore bastonate.

Questa “ricetta” te la regaliamo gratis, ma basta cercare su Internet e si trovano decine di portafogli-modello preparati da grandi investitori, ognuno con pro e contro. Non è ovviamente un consiglio personalizzato, sia chiaro: non conosciamo i tuoi obiettivi, il tuo orizzonte temporale o quanto rischio sei disposto a sopportare. Nessuno di questi modelli è il portafoglio migliore per te che stai leggendo. Questo è semplicemente un esempio per far capire che basta un portafoglio impostato in modo semplice con due strumenti per fare comunque meglio della stragrande maggioranza della popolazione.

Eppure, quante persone non investono? Quante comprano solo BTP o buoni postali? Quante si affidano alla banca in cui hanno il conto da 50 anni e comprano fondi con commissioni annue superiori al 2% o certificati o altri prodotti inefficienti? Perché? Beh, perché la nostra mente ci rema contro, proprio come fa quando cerchiamo di resistere a una fetta di torta al cioccolato. In questo post proviamo a spiegarti come funziona questa trappola mentale: perché l’uomo non è un computer perfettamente razionale e la finanza comportamentale ci aiuta a capire cosa ci frena.

Spoiler: investire è semplice, ma è dannatamente difficile.

La ricetta più facile del mondo

Immagina di avere 10.000 euro da parte. Con la nostra “ricetta”, metti 6.000 euro in un ETF azionario globale (tipo un MSCI World o un Vanguard FTSE All-World) e 4.000 euro in un ETF di obbligazioni in euro (magari un mix di titoli di Stato e corporate bond). Non devi scegliere singole azioni, non devi prevedere se la Tesla di Elon Musk volerà o crollerà. Questi ETF sono già diversificati: l’azionario ti dà un pezzettino di migliaia di aziende in tutto il mondo, le obbligazioni bilanciano il rischio. Costa poco, è trasparente e, storicamente, rende bene.

Quanto bene? Dal 1970 a oggi, un portafoglio 60/40 come questo ha reso in media tra il 6% e l’8% annuo, al netto dell’inflazione, a seconda dei periodi. Certo, ci sono anni in cui perdi un po’ (tipo il 2008 o il 2022), ma nel lungo termine il trend è chiaro: i tuoi soldi crescono. Confrontalo con i tuoi amici che tengono tutto in BTP o conti deposito: un BTP a 10 anni oggi rende forse il 3-4% lordo, e dopo tasse e inflazione ti resta poco o niente. I buoni postali? Ancora peggio, spesso sotto il 2%. E quei fondi tematici di moda che ti rifila la banca, tipo “intelligenza artificiale” o “green energy”? Costano un occhio (2-3% di commissioni annue), spesso rendono meno del mercato e, secondo studi come quelli di SPIVA, oltre l’80% di chi prova a “battere il mercato” fallisce rispetto a un semplice ETF indicizzato.

Ma allora perché non lo fanno tutti?

Se investire è così facile, perché ogni volta che escono report sugli investimenti degli italiani c’è da mettersi le mani nei capelli e perché vediamo così tante persone che preferiscono tenere centinaia di migliaia di euro su conti correnti? È qui che entra in gioco la nostra mente, che a volte sembra proprio un sabotatore professionista.

Investire è un po’ come mettersi a dieta per perdere peso. Non siamo nutrizionisti, ma vi diciamo come fare: mangiate meno calorie di quelle che consumate, fate sport e riducete zuccheri e cibo spazzatura. Semplicissimo. Ma allora perché è così difficile, perché esistono i nutrizionisti e perché l’industria dei prodotti per dimagrire è così fiorente? Perché la nostra mente ci sabota: mangiare è appagante, lo zucchero ci dà una botta di felicità immediata e molti cibi industriali sono studiati per crearci dipendenza. Ovunque ci sono fast food e pubblicità di cibo spazzatura, e il nostro stile di vita rende difficile fare attività fisica. La teoria è semplice, ma la pratica è un disastro. Con gli investimenti è lo stesso: la ricetta è lì, pronta, ma le nostre emozioni ci mettono i bastoni tra le ruote.

Le teorie economiche neoclassiche ci hanno fatto credere nell’homo oeconomicus, un tizio super razionale che decide tutto con calcoli da computer. Ma la realtà è ben diversa: gli esseri umani sono fondamentalmente un mix di emozioni, paure, speranze e pigrizia. La finanza comportamentale, grazie ad esempio ai contributi di Daniel Kahneman e Richard Thaler, ci spiega come la nostra mente ci sabota. Le nostre scelte finanziarie sono piene di trappole psicologiche, i cosiddetti “bias”, che ci fanno preferire la sicurezza alla crescita o ci tengono inchiodati alle vecchie abitudini. Vediamo brevemente quali sono i principali.

Il bias dello status quo: hai presente quando vai sempre nello stesso bar perché “è comodo”? Anche se il caffè non è granché, cambiare ti sembra una scocciatura. O, peggio, a volte non ti accorgi nemmeno di ciò che non va. Questo è il bias dello status quo, e in finanza è micidiale. Molti non investono perché “non hanno mai investito” o perché si fidano del loro consulente bancario di fiducia, anche se gli rifila prodotti costosi e poco efficienti. “È sempre andata così, perché cambiare?”. Questo bias è potente perché cambiare richiede fatica: informarsi, aprire un conto su una piattaforma di investimento, imparare cos’è un ETF. È più facile lasciare i soldi sul conto corrente o rinnovare il BTP. Ma lo status quo ha un costo: ogni anno che passa, l’inflazione mangia il tuo potere d’acquisto. Non investire è una scelta, e spesso è la scelta peggiore.

Un altro esempio di distorsione: quando entri in banca, qual è la prima cosa che chiedi? “Qualcosa di sicuro, per favore”. È normale, è umano. La finanza comportamentale lo chiama bias dell’avversione alle perdite: per la nostra mente, perdere 100 euro è molto più doloroso di quanto invece ci faccia piacere guadagnarne 100. Risultato? Cerchiamo investimenti “sicuri” come BTP o conti deposito, convinti di proteggere i nostri soldi. Ma qui c’è il tranello: scegliere il “sicuro” spesso significa perdere opportunità. Se investi solo in strumenti a basso rendimento, il tuo capitale cresce poco o nulla, e l’inflazione lo erode. È come nascondere i soldi sotto il materasso: non li perdi, ma non li fai fruttare. Un portafoglio ottimizzato, invece, accetta un po’ di rischio (in questo campo, con “rischio” si intende quanto può oscillare nel tempo il valore dell’investimento) ma ti dà un ritorno medio molto più alto. La perdita temporanea fa paura, ma non guadagnare abbastanza è un danno molto più grande a lungo termine.

Come superare le trappole della mente

Ok, la nostra mente ci frega, ma non è una battaglia persa. Ecco qualche trucco per aggirare i bias e iniziare a investire:

  1. Fai il primo passo, anche piccolo: non devi investire tutto subito, se non te la senti. Inizia con poco, giusto per “tastare il terreno”. Il bias dello status quo si combatte con l’azione.
  2. Automatizza: rendi automatico risparmiare e investire.
  3. Educa la tua mente: leggi libri o, se preferisci, guarda video su YouTube sulla finanza comportamentale. Capire come funziona la tua testa ti rende più forte.
  4. Parla con noi: un consulente finanziario autonomo può aiutarti inizialmente a costruire un portafoglio su misura per te e, nel corso del tempo, a tenere a bada le emozioni.

La prossima volta che pensi ai tuoi risparmi, chiediti: “Sto lasciando che la mia mente mi freghi?”. Non serve essere un genio della finanza, basta essere un po’ più consapevoli. E se vuoi un aiuto per iniziare, scrivici: ti spieghiamo come fare il primo passo, senza paroloni e senza stress.

Perché investire è semplice, e tu puoi farcela.

Avvertenza: Il presente blog ha esclusivamente finalità informative. Non deve pertanto essere inteso in alcun modo come consiglio operativo di investimento né come sollecitazione alla raccolta di pubblico risparmio. Per maggiori informazioni clicca qui.

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